2018-12-29
Flat tax o lavoro dipendente?
Sono ormai diversi giorni che i quotidiani e i media enfatizzano il vantaggio fiscale destinato ai soggetti con partita Iva rispetto alla tassazione progressiva prevista per i lavoratori dipendenti.
Malgrado l’attuale governo abbia gestito in molti casi in modo scriteriato e con scarsa competenza, soprattutto in materia di lavoro (leggi Decreto Dignità), l’introduzione della flat tax non è altro che la consecutio logica di provvedimenti agevolativi destinati al lavoro autonomo già introdotti da precedenti governi dal 2015, con l’introduzione del c.d. “regime forfetario”.
La flat tax permette di raggiungere con vantaggi fiscali redditi maggiori rispetto al passato (65.000 euro annui), ed è palese che i limiti di reddito precedenti non avrebbero permesso a tali soggetti particolare sviluppo della loro attività, se non attraverso il rientro nel regime Iva e fiscale ordinario.
In un paese quale il nostro, in cui soprattutto i giovani trovano enormi difficoltà a garantirsi un reddito, ben vengano opportunità di sviluppo in forma individuale, laddove le tecnologie disponibili e nuove iniziative sono in attesa che qualcuno le proponga e ne tragga beneficio economico.
Accesso alla flat tax
Ciò che la stampa non evidenzia adeguatamente è che l’accesso alla flat tax non è un portone aperto a tutti, in quanto ne viene vietato l’utilizzo a coloro che nei due anni precedenti hanno svolto un rapporto di lavoro subordinato con lo stesso datore di lavoro, trasformato poi in committente (limite già previsto dal Jobs Act).
Flat tax e lavoro dipendente a confronto
Vale la pena di far crollare l’idea che chi avrà accesso alla flat tax, a parità di reddito, avrà un assoluto maggior beneficio fiscale rispetto ai lavoratori dipendenti.
Innanzitutto non viene preso in considerazione il c.d. “rischio d’impresa”, assolutamente rilevante rispetto al rischio di un lavoratore subordinato assunto a tempo indeterminato; malgrado dal 2015 le nuove assunzioni siano a tutele crescenti, la perdita del posto di lavoro, attraverso il Decreto Dignità, genera una sorta di risarcimento maggiore che in passato, al quale nessun lavoratore autonomo potrebbe onestamente aspirare.
Inoltre, proviamo a quantificare alcuni benefici esclusivi del lavoro subordinato, quale il T.F.R., la copertura in caso di malattia o infortunio, le garanzie economiche in caso di maternità, ferie e rol, congedi straordinari a carico Inps, permessi per legge 104 e via via una serie di altri marginali, ma pur garantiti benefici economici dettati dai contratti collettivi.
E se si rischia o si perde il posto di lavoro? Il nostro paese in tema di assistenzialismo è primo al mondo: procedure di Cassa Integrazione ordinaria e straordinaria, procedure di solidarietà (F.I.S.), indennità di disoccupazione (NASPI) fino a 24 mesi e a breve si introdurrà un altro scellerato provvedimento assistenzialistico: il reddito di cittadinanza.
Vale la pena di riflettere con maggiore attenzione e mettere a confronto più elementi connessi all’effettiva redditualità di un lavoratore dipendente con i benefici previsti dalla flat tax.
Un caloroso augurio di un 2019 che garantisca al nostro paese un po' di sviluppo economico, che si riduca l’indice di povertà, ormai inaccettabile, e non importa se il maggior benessere lo producano i lavoratori autonomi o i lavoratori subordinati, entrambi dovranno fare squadra.
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